L’idea di realizzare le postazioni del gioco - grandi e trasportabili - in modo da ingigantire tutto il percorso a spirale, ha attivato le risorse progettuali, pratiche, organizzative ed esecutive di molti di noi che abbiamo collaborato e continuiamo a collaborare per lo spostamento del materiale e la conduzione del gioco in occasioni di Feste e incontri sociali.
Le caselle sono 45 (misura:40x40x4cm) decorate con 5 figure di oche, i simboli tradizionali e i restanti numeri su cui fermarsi in attesa di un nuovo lancio del DADO - un cubo di gommapiuma di cm 40 di lato rivestito di tela lavabile con le 6 facce numerate.
Si partecipa al gioco iscrivendo - in ordine di entrata in gioco - il proprio nome sulla lavagna.
Un genitore lancia il dado mentre il primo giocatore di turno, una bambina o un bambino si spostano sulle postazioni disposte a spirale sul prato o sulla pavimentazione della piazza.
Lo scopo del gioco è arrivare alla casella finale superando le prove previste dal regolamento, favoriti o svantaggiati dal lancio del dado. Arrivati alla casella finale si vince l’Oca portafortuna!
Si racconta che Francesco De’Medici fece dono del Nuovo e molto dilettevole Giuoco dell’Oca a Filippo II Re di Spagna il quale ne rimase affascinato. Le caselle della versione De’Medici decorate con simboli che in parte sono rimasti: teschio, ponte, coda o corda, labirinto…, forse è derivato dalla versione cinese, promozione dei mandarini, il cui tabellone era costituito da ben 99 caselle!!!
Alcuni storici raccontano di un Gioco dell’Oca dei tempi dei Faraoni: il percorso aveva la forma di un rettile arrotolato a spirale, con le squame a fungere da caselle, mentre l’itinerario alludeva a un viaggio iniziatico.
Con la diffusione del GIOCO dell’OCA in Inghilterra (XVII secolo) apparvero i primi tabelloni stampati e rapidamente il gioco si diffuse in tutta Europa.
La decorazione tradizionale fu spesso rielaborata con soggetti diversi (es: a sfondo politico ai tempi della Rivoluzione o letterario, personaggi o scene evocative raccontate da Jules Verne, Cervantes…)
Alla fine degli anni ’70 un imprenditore di Mirano (VE), Sandro Albano Zara, attento osservatore e cultore delle tradizioni popolari, riscoprì il "Gioco dell'oca". Si lasciò suggestionare dalle vecchie e bellissime stampe e contemporaneamente guardando il suo paese, con i suoi personaggi, i luoghi, la storia, pensò di poterne creare uno nuovo, magari un po' ironico, ma tutto dedicato alla sua Mirano. Manifestò questo suo proposito all'amico pittore Carlo Preti da Mestre il quale disegnò prima le tabelle e poi le riportò ingigantite sulla pavimentazione della grande piazza ovale a Mirano. Fu così realizzato Il Zogo dell’Oca de Miran: è l’appuntamento annuale per giocare insieme - adulti e bambini - nel corso della Fiera dell’Oca .
il Gioco dell'Oca è "un labirinto popolare dell'Arte sacra e una raccolta dei principali geroglifici della Grande Opera" (Fulcanelli, Le Dimore Filosofali). La sua struttura a spirale, ripartita in 63 tappe in cui ricorrono alcuni simboli fissi, conduce verso il raggiungimento del centro, del "giardino dell'oca", meta di un cammino sapienziale iniziatico.
L'Oca che dà il nome al gioco è un animale tenuto in grande considerazione da molti popoli antichi, a partire dagli Egizi per giungere ai Greci. I Romani avevano affidato alle oche il compito di vegliare sul tempio di Giunone, nel Campidoglio. Per i Celti, il palmipede era simbolo dell'aldilà e guida dei pellegrini, ma anche simbolo della Grande Madre dell'Universo. Le regole del gioco si conformano a questa valenza sacra dell'animale, sottolineando il suo ruolo di "guida provvidenziale": capitare su una casella contrassegnata da un'oca permette infatti di abbreviare il percorso, raddoppiando il punteggio ottenuto.
Il numero “classico”delle caselle, 63, è particolarmente significativo: come prodotto di 9 x 7 permette di intendere il percorso come successione di 7 cicli di 9. Questi numeri si collegano direttamente alla teoria degli "anni climaterici", cicli settenari e novenari segnano infatti gli anni fondamentali della vita umana che, in questo caso, si concluderebbe col sessantatreesimo anno, chiamato "il grande climaterio". In questo senso il gioco può essere inteso come una rappresentazione simbolica del percorso stesso della vita.
Se infatti dividiamo il percorso in 7 cicli consecutivi di 9 caselle ciascuno, ritroveremo sempre un'Oca alla quinta casella e un'Oca all'ultima, la nona. Ogni ciclo di 9 caselle ha sempre la stessa struttura.
Via Codroipo, 1
33050 Chiasiellis, Mortegliano– Ud
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