Dal diario di Anna
“..però, che caldo questo gennaio, un giro in bici, ci stà.. carico Martina (9 mesi) sul seggiolino e via, si parte!”
Quartiere residenziale di prima periferia. Strade vuote. Silenzio. Un sole raggiante splende nel cielo.
“...che bel teporino, oggi è giovedì grasso, Francesco (4 anni) è proprio fortunato: con i suoi compagni e le maestre, tutti vestiti in maschera, andranno a fare una passeggiata in centro a Udine regalando ai passanti un sorriso, un pugno di coriandoli lanciati e qualche mascherina colorata da esporre in vetrina!..”
Che allegria! (ammettilo, anche a te è venuto un brivido leggendo la parola mascherina)
Poi arriva lei, la sera del 23 febbraio.
Si sparge la notizia: “Scuole chiuse per Coronavirus in Fvg”.
Silenzio. Silenzio per rispetto.
Da quel momento tutto è cambiato o...iniziato?
Quartiere residenziale di prima periferia. Vociferare di bimbi (da dove sbucano? prima non c’erano!). Spuntano bici e monopattini sulle strade. Nonni trafelati che rincorrono nipoti. I parchi giochi ancora vestiti d’inverno, riempiti dalle corse e dalle risate dei bimbi. Sembra una domenica di primavera, ma no, non è così.
Passano due settimane.
Fuori si comincia a toccare con mano (e non solo al TG) la pericolosità di quel fastidioso e microscopico rompiscatole che si aggira indisturbato seminando il panico… facile per lui viaggiare protetto!!! Mentre si moltiplica alla velocità di un parassita fantasma grazie ai bipedi, ospiti ignari, che non gli fanno nemmeno pagare il biglietto! E allora via: restrizioni. Mascherine. Guanti. Gel igienizzanti. Tutto chiuso: parchi giochi, negozi, tutto. Restate a casa. Baby-sitter. Bonus baby-sitter. Dramma delle aziende. Dramma delle piccole imprese. Susseguirsi di DPCM, susseguirsi di contagi. Tanti contagi. Ospedali blindati. Ospedali sovraffollati. Terapie Intensive al completo. I primi decessi. Tanti. L’inquietudine dei malati che danno l’ultimo saluto ai propri cari tramite il cellulare del medico.
Silenzio. Silenzio per rispetto.
Quartiere residenziale di prima periferia. Noi, raccolti (e accolti) nella nostra bolla ovattata, visti dall’alto sembriamo un’oasi felice: voci di bambini che ridono, arcobaleni colorati che spuntano ovunque, le prime tintarelle sui terrazzi, rumori costanti di taglia erba, taglia siepe, idropulitrici e chi più ne ha, più ne metta! Ognuno a casa sua, in casa sua, protetto nel suo recinto dagli alti e forti confini (dai quali sbirciare quegli esseri sconosciuti che sono i vicini).
Genitori che si improvvisano art-creator ed espongono sui social (quasi fosse una gara) i lavoretti fatti dai propri gioiellini: bimbi ancora in fasce che creano opere d’arte! Ma bisogna pur far qualcosa. E allora via a chili di pasta di sale, sale colorato, tempere, pennarelli, pennelli, cere, cerette, taglia e incolla, incolla e taglia...fino a che non vedi le transenne… al reparto cancelleria! 😱😱😱 Che fare?? Eh niente...Bartolini e GLS diventano i tuoi migliori amici...e il cibo? #iomangiosempre.
Fuori l’epidemia si trasforma. È pandemia.
Silenzio. Silenzio per rispetto.
Quartiere residenziale di prima periferia. Io, mamma di due bimbi sono a casa in cassa integrazione, ma sono fortunata, ho un lavoro. Mio marito è a casa in smart working. Siamo fortunati, siamo insieme. Siamo a casa, tutti insieme da un mese. Quasi mi vergogno a dirlo, ma siamo felici. Quando mai potrà ricapitarci un mese solo per noi? Non si è mai visto. Sì, è vero, ci mancano gli affetti, gli amici, il mare, la montagna, la pazienza (eh sì, quella ogni tanto scappa dalla quarantena!)…ma ritorneranno e saranno più belli di prima.
È la vigilia di Pasqua e nel nostro quartiere, non più dormitorio, qualcosa in questo mese se n’è andato: i confini. Eh si, in questo mese di #iorestoacasa e #stiamoaunmetrodidistanza sono comparse alcune cose… scambi di letterine colorate nelle buchette delle lettere, regalini fatti a mano appoggiati sui muretti (#distanza) dei nuovi amici, genitori che si incontrano per la prima volta in anni (sempre a distanza di sicurezza, non agitatevi) mentre accompagnano i figli a portare un disegno al vicino e iniziano a parlare e conoscersi.
Suona il citofono. È il signor Rolando (conosci il suo nome perché lo hai letto sul campanello, mica vi siete presentati eh!) che ti porta un pezzo di pane appena sfornato 😋😋😋😍
Fuori la lotta continua. #IORESTOACASA… perché altro per aiutarci non posso fare!